giovedì 2 novembre 2017

Seconda era del digitale terrestre: come capire se la tua tv va cambiata

L'hanno già ribattezzata la rivoluzione dei televisori. E in effetti trasmette abbastanza ansia a chi un televisore deve acquistarlo adesso, o lo ha acquistato da poco. Nel 2020, come anticipato dal Sole 24 Ore, si entrerà nella seconda era del digitale terrestre con il passaggio a nuove frequenze televisive. Un cambiamento che impone nuove tecnologie di decodifica. Lo standard di trasmissione fino ad ora utilizzato è il DVB-T, mentre il nuovo formato alle porte sarà una sua estensione, ovvero il DVB-T2. Questa nuova tecnologia, secondo le direttive della Commissione europea, dovrà essere adottata - dopo una fase di transizione - entro il 2022. 

Chi dovrà cambiare tv? 
Come possiamo capire se il nostro televisore è idoneo e pronto a questo cambiamento? Innanzi tutto è meglio sgombrare il campo dai fantasmi dei televisori che non funzioneranno più. Quando lo switch-off sarà realtà, se la nostra TV non dovesse essere compatibile con i nuovi standard, basterà acquistare un decoder. Un po' come è accaduto qualche anno fa con il passaggio dall'analogico al digitale. Se abbiamo acquistato un televisore nell’ultimo anno e mezzo è probabile che la tecnologia presente sia già quella valida per il nuovo sistema. Al contrario, se il televisore è stato acquistato prima del 1° luglio 2016 (data a partire dalla quale tutti i televisori venduti dai produttori ai negozianti devono avere un sintonizzatore per ricevere programmi in tecnologia DVB-T2, con tutte le relative codifiche approvate dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni) è molto probabile che da luglio 2022 non funzioni proprio più, se non con un decoder a parte.

MANOVRA  01 novembre 2017
Switch-off e digitale, il Mise: «Nuovi televisori da acquistare entro il 2022»
Per chi, invece, deve o vuole comprare un tv, magari per Natale, i problemi non dovrebbero sussistere, visto che il 1° gennaio 2017 è scattato l'obbligo, per i negozianti, di vendere ai consumatori televisori già DVB-T2 o quantomeno abbinati a un decoder compatibile. È comunque bene stare attenti e non lasciarsi trasportare da offerte e prezzi vantaggiosi, in particolare online, perché esiste il rischio che vengano proposti tv con standard DVB-T. Occhio alle specifiche tecniche, quindi: bisogna accertarsi che il televisore supporti lo standard DVB-T2 e il più recente codec H265/HEVC. Sulla velocità del cambio ieri è interventuo il Mise, con una nota che spiega come soltanto nel 2022, quando saranno interessate tutte le emittenti nazionali, bisognerà avere televisori in tecnologia Dvd-T2 e standard HEVC (questo è assente a oggi su 9 tv su 10, mentre il DVB-T2 è già presente nel 60% dei casi).

Cosa cambierà con il DVB-T2 
Il passaggio allo standard DVB-T2 libera le frequenze mobili della banda 700, ovvero quelle comprese tra i 694 e i 790 MHz. Un passaggio che assegna queste frequenze alle telecomunicazioni mobili 4G e 5G. I benefici, in questo senso, sembrano importanti: le frequenze sulla banda 700 arrivano meglio all'interno degli immobili e superano gli ostacoli con più facilità rispetto a quelle con lunghezza d'onda più corte, garantendo una migliore copertura per smartphone e tablet. La nuova versione del digitale terrestre, invece, consentirà un aumento della qualità visiva e sonora, oltre a più contenuti in alta e altissima definizione. 
C'è da sottolineare che nel nostro Paese il passaggio al nuovo standard comprenderà, come detto, anche l'adozione del codec HEVC (High Efficiency Video Coding), che supporta l'ultra definizione delle immagini (fino a 8192×4320 pixel). Rai e Mediaset, però, hanno confermato che non effettueranno il passaggio dei loro canali principali fino al giorno in verrà confermato in sede legislativa lo switch-off definitivo.

Un mercato asfittico 
Questo passaggio potrebbe contribuire a rivitalizzare un mercato piuttosto asfittico, nonostante l’introduzione di novità tecnologiche come gli schermi oled. Nel primo semestre 2017 si è registrato quasi il 10 per cento in meno di apparecchi televisivi venduti. In Francia si è toccato un clamoroso -46 per cento registrato da GfK. La tendenza al calo è stata costante, con un -12,2 per cento nel 2015, e una ripresina l’anno successivo (+3,7 per cento), grazie agli Europei di calcio.
Fonte. IlSole24Ore

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