giovedì 31 marzo 2016

Storia del vino obbligatoria a elementari e medie: in arrivo proposta di legge

La storia del vino fra i banchi di scuola. Un’ora di studio alla settimana alle elementari e alle medie, obbligatoria. Come l’arte, la religione e la musica, altri pilastri della cultura italiana. Ma non immaginatevi alunni di 6-7 anni alle prese con corsi da sommelier ed improbabili degustazioni: “Non vogliamo insegnare a bere ai nostri bambini, solo introdurre un ulteriore elemento di sapere nel bagaglio di formazione della scuola italiana. Perché il vino è uno degli elementi identitari del nostro Paese”, spiega Dario Stefàno, primo firmatario della proposta che è appena sbarcata in Senato e ha già cominciato a far discutere.
L’ex assessore all’Agricoltura della Regione Puglia – in Parlamento con Sel e noto per essere il presidente della Giunta per le immunità e le elezioni che nel settembre 2013 si trovò a decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi – da membro del governo Vendola ha lavorato molto per lo sviluppo della produzione vinicola pugliese. Adesso vorrebbe che la storia del vino diventasse una materia scolastica, addirittura obbligatoria per gli studenti di scuole medie ed elementari. “Credo che questo Paese debba fare uno sforzo per far conoscere la propria storia alle nuove generazioni. Il vino è senza ombra di dubbio uno degli elementi caratteristici della nostro cultura”, afferma il senatore a ilfattoquotidiano.it. “Qualcuno si è stupito della mia proposta ma in Francia lo fanno già da 30 anni, e noi in materia non siamo secondi a nessuno”.
Il progetto, per il momento, è ancora in fase embrionale: la proposta di legge si compone di sei articoli, che rimandano a dei regolamenti ministeriali ancora da scrivere per definire le modalità attuative. “Non ho voluto travalicare le competenze del Miur. Io offro uno spunto, un’impalcatura”. E anche qualcosa in più, come la copertura economica: si parla di circa 12 milioni di euro per i corsi di formazione per l’attuale corpo docente. Il senatore Stefàno immagina maestri e professori che vengano dall'area umanistica (storia, lettere, beni culturali) come i più adatti per la disciplina, visto che “si tratta di un insegnamento culturale da introdurre all'interno della scuola dell’obbligo: le nozioni specialistiche riguardano gli istituti tecnici”. Genesi della cultura enologica, mitologia, il ruolo del vino nella storia italiana, geografia dei vitigni e metodi di produzioni i possibili argomenti di un eventuale libro di testo.
Stefàno respinge anche le possibili obiezioni. “L’obiettivo è fare cultura, non insegnare a bere ai bambini, che pure non sarebbe male: è comprovato che la conoscenza porta ad un consumo responsabile”. Portare il vino nelle scuole, insomma, non deve far paura. E neppure l’obbligatorietà prevista dal ddl: “Va vista come una materia qualsiasi, come la musica ad esempio: studiarla fa bene, arricchisce il bagaglio di uno studente. Poi non tutti i ragazzini diventano musicisti”. Certo, nonostante l’entusiasmo del senatore pugliese i dubbi restano molti: a partire dalla mole già enorme di materie nei programmi di studio. Più realistico sarebbe forse introdurre dei percorsi a tema, nell’ambito delle ore di storia e geografia. Ma Stefàno non si accontenta: “Con il mio ddl ho lanciato un’idea e sto raccogliendo grande consenso: parlerò con i ministri Giannini e Martina (rispettivamente dell’Istruzione e dell’Agricoltura, nda) per capire tempi e modi di realizzazione”. Intanto potrebbero partire già a settembre dei progetti pilota in alcune scuole: “Ho ricevuto la disponibilità da Puglia e Veneto, ma anche da Lazio e Umbria. Non esiste Regione che non produce o consuma vino: parliamo davvero di un elemento identitario del nostro Paese”, conclude Stefàno, che spera di festeggiare con un brindisi l’approvazione del suo ddl.
Fonte: Ilfattoquotidiano.it

Ostia Antica, il nuovo Parco Archeologico includerà gli scavi di Fiumicino

Il Comitato Promotore Sistema Archeologico integrato di Fiumicino Ostia Antica esprime compiacimento e soddisfazione per la decisione del Ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini di includere nel nuovo Parco Archeologico di Ostia Antica, gli scavi di Fiumicino: i Porti Imperiali di Claudio e Traiano, la Necropoli di Porto e il Museo delle Navi

Questa decisione riconosce la bontà delle battaglie che da anni il Comitato conduce sui territori di Fiumicino e Ostia, partendo da una petizione lanciata all'inizio del 2014, petizione che in pochissimo tempo raccolse 10.000 firme. A rafforzare la richiesta, partendo rispettivamente da Ostia e da Fiumicino, a giugno del 2015 più di 120 persone si sono radunate sulle due sponde del Tevere all'altezza del ponte della Scafa per tendere una fune di 200 metri con un messaggio chiaro e rappresentare l'unità dei siti archeologici dell'Antico sistema portuale e logistico della Roma repubblicana e imperiale.

"Ora sul Parco attendiamo di capire quale sarà la sua organizzazione e su quali risorse si reggerà visto che nella riorganizzazione delle Soprintendenze ci sembra di capire non saranno più disponibili le risorse che prima venivano quasi unicamente dalle imponenti entrate dei biglietti del Colosseo: No a carrozzoni burocratici, Si a un Parco efficiente che valorizzi le risorse umane locali e si leghi alle economie di Ostia e Fiumicino", fanno sapere dal Comitato che "continua la sua lotta per l'apertura continuativa dei Porti Imperiali di Claudio e Traiano e della Necropoli di Porto come richiesto con le 5.000 cartoline che i cittadini di Fiumicino è di Ostia hanno personalmente e singolarmente inviato al Ministro Franceschini e sarà vigile a che le risorse pubbliche siano spese al meglio".
Fonte: Ostiatoday.it

domenica 27 marzo 2016

Il cambio dell’ora di stanotte, da ora solare a ora legale

L’ora legale scattata stanotte, cioè quella tra sabato 26 e domenica 27 marzo, ci induce a spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti. Il cambio dell’ora di stanotte è perciò quello per il quale si dorme un’ora di meno: ma è anche vero che da domani farà buio un’ora più tardi la sera, quindi ne vale la pena. Molti orologi digitali o quelli degli smartphone dovrebbero invece adattarsi da soli al nuovo orario. L’ora legale rimpiazza l’ora solare, e tra le altre cose fa risparmiare sull’energia sfruttando un minore uso dell’illuminazione elettrica: esiste in Italia dal 1916 e fu adottata mentre il paese era impegnata nella Prima guerra mondiale. Il gestore della rete elettrica italiana Terna stima in 95 milioni (PDF) di euro il risparmio che garantirà l’ora legale nei prossimi sette mesi.Il principio su cui si basa l’ora legale nacque da una proposta di Benjamin Franklin, espressa in una lettera scritta nel 1784 a un giornale di Parigi. L’ora legale, introdotta per risparmiare sull’energia sfruttando un minore uso dell’illuminazione elettrica, esiste in Italia dal 1916 e fu adottata mentre l’Italia era impegnata nella Prima guerra mondiale. Terna, gestore della rete elettrica italiana, stima in 95 milioni (PDF) di euro il risparmio che garantirà l’ora legale nei prossimi sette mesi.

Abolita nel 1920, nei decenni successivi l’ora legale fu più volte introdotta, sospesa, abolita e di nuovo introdotta. Fu poi definitivamente ripristinata nel 1966, durante un periodo di crisi energetica in cui serviva sfruttare meglio la luce del Sole nel tardo pomeriggio e alla sera. Dal 1966 al 1980 l’ora legale restò in vigore per quattro mesi all’anno (da maggio a settembre). È dal 1981 che ha cominciato a essere introdotta l’ultima domenica di marzo. L’ultima modifica ai tempi dell’ora legale risale al 1996: da allora il passaggio dall’ora solare a quella legale avviene con uguali tempi (fusi orari a parte) e modalità tra tutti gli stati dell’Unione Europea.

Ancora vari e diversi sono invece i tempi e le regole dell’ora legale nel resto del mondo, e ci sono paesi in cui esiste solo l’ora solare, come la Russia, che dal 2014 ha abolito l’ora legale. Negli Stati Uniti l’ora legale – che lì è chiamata DST, Daylight Saving Time, “risparmio diurno di luce” – è in vigore dall’8 marzo.

Negli Stati Uniti, come in Italia e negli altri paesi che adottano questo sistema, ogni anno si discute sul fatto se l’ora legale sia davvero necessaria e se la sua adozione porti effettivamente a uno stato di stress temporaneo causato dal dormire un’ora di meno e dallo spostare i propri orari biologici. L’Atlantic un anno fa definiva il passaggio all’ora legale “dispendioso, inutile e persino pericoloso”. Nello stesso periodo il Wall Street Journal raccontava le conseguenze negative del “Daylight Saving Time” per le relazioni sociali e la salute.

giovedì 17 marzo 2016

Infernetto, truffa dello specchietto in via Wolf Ferrari

Avevano simulato un falso incidente con un 80enne romano e, dopo averlo raggirato, si erano fatti consegnare 100 euro in contanti come risarcimento del presunto danno. E' successo lunedì pomeriggio, intorno alle 16, all'Infernetto, in via Wolf Ferrari
I truffatori si erano presentati con modi gentili. Lui accomodante e disponibile, lei incinta con la scusa della fretta e che dovevano andare ad una visita per il bambino. I due, sfilando i soldi al malcapitato, avevano fatto intendere alla vittima che in quel modo avrebbe evitato inutili trafile con le assicurazioni.
Una volta capito di essere stato vittima della classica "truffa dello specchietto", l'anziano ha sporto denuncia. Non è la prima volta che una situazione simile accade nell'entroterra del X Municipio. 
Fonte: Ostiatoday.it

mercoledì 16 marzo 2016

Felicità, l’Italia è cinquantesima. In testa Danimarca e Svizzera

Non ci voleva il genio della lampada e neppure l’ennesima ricerca a tema. Ma fa comunque un certo effetto vedere certificato dall’Onu, nero su bianco, che la felicità, in Italia, è andata a farsi friggere. Peggio di noi la Grecia, sai che consolazione. L’Italia, con la sua cinquantesima posizione nel World Happiness Report pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale della felicità delle Nazioni Unite (che cade il 20 marzo), è preceduta da Uzbekistan, Nicaragua, Malesia. Mentre perfino la Spagna sta più in alto, nonostante la crisi: al 37° posto. Francia è numero 32. Germania sedicesima. Le fantastiche dieci sono, in ordine di arrivo: Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia, Svezia.
I parametri scelti
Lo studio ha incrociato i dati di 156 Paesi nel biennio 2013-2015, calcolando le risposte in una scala da zero a dieci. Le variabili prese in considerazione sono state otto. Il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, il supporto sociale (per esempio, avere qualcuno su cui contare), la libertà nel fare scelte di vita, la generosità, l’assenza di corruzione, la capacità di divertirsi , ridere e sentirsi spensierati e, infine, le preoccupazioni. Le risposte degli italiani sono state tutte sotto la media della sufficienza (5,9).
Crisi, tensioni politiche e sociali
Certo, la crisi conta. Non a caso i dieci Paesi con il maggiore calo nella valutazione media soffrono, in generale, di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Però non sbaglia il direttore dell’Earth Institute alla Columbia University, Jeffrey Sachs, tra i curatori del Rapporto, quando dice che «la misurazione della felicità percepita e il raggiungimento del benessere dovrebbero essere attività all'ordine del giorno di ogni nazione che si propone di perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. Al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica, dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale».
Piccoli esercizi di felicità
La felicità non cala dall’alto. «Altrimenti diventa un alibi», spiega la filosofa Laura Campanello, che ogni settimana sul blog della 27esimaora insegna «Piccoli esercizi di felicità». «Va costruita giorno per giorno, in qualche misura dipende anche da noi». Ed è significativo che tra i parametri studiati per stilare la classifica mondiale ci fosse la generosità. «È importante perché crea circoli virtuosi che è opportuno coltivale: più si sta male e più ci si chiude e si sente isolati e soli, di qui l’altra variabile del Rapporto dedicata all'avere qualcuno su cui contare». Un esercizio da praticare? «Il più banale arriva dalla tradizione sapienziale-religiosa del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Ecco, io la ribalterei: fai agli altri quello che vorresti per te».
Fonte: Corriere.it

lunedì 14 marzo 2016

Roma, i vigili urbani bloccano il mercatino di Casal Palocco: si svolgeva da 16 anni

Stand chiusi e facce scure alla tradizionale mostra-mercato de "Le Terrazze" di Casal Palocco. I vigili urbani del gruppo Roma X Mare hanno ordinato il blocco per una presunta mancanza di autorizzazioni della manifestazione che si tiene ogni seconda domenica del mese ormai da sedici anni. L'evento è ospitato nell'isola condominiale di piazza Filippo il Macedone e, pur trattandosi di un'area privata, il X Municipio sostiene che avrebbe bisogno di uno specifico permesso rilasciato dall'amministrazione locale, commissariata per Mafia.
A causa dell'intervento della polizia municipale, tutti gli espositori sono stati costretti a chiudere gli stand e a rimuovere i loro articoli, cessando da subito la vendita. Gli organizzatori dell'associazione "La Torre di Babele" annunciano un ricorso contro la decisione.
Fonte: IlMessaggero.it

Iscrizioni Trasporto scolastico anno 2016-2017: dal 16 marzo al 22 aprile

Le iscrizioni al servizio di trasporto per l’anno scolastico 2016/2017 per gli alunni normodotati avverranno in modalità online dal 16 marzo al 22 aprile 2016.
Per gli alunni disabili rimane invariata la modalità di iscrizione in formato cartaceo presso l’Ufficio Trasporti Municipale, sito in Viale del Lido 6, 3° piano – Tel. 0669613/616-582.

Per eseguire le iscrizioni on-line è necessario essere identificati al Portale di Roma Capitale sul sito www.comune.roma.it.
Chi è già identificato al Portale, può accedere direttamente alla compilazione della domanda online, effettuando l’accesso all’area riservata con CODICE FISCALE e PASSWORD.

 Se nessuno dei due genitori è già identificato, è sufficiente che uno dei due proceda all’identificazione seguendo le istruzioni disponibili sul Portale, nella sezione in alto a sinistra, al percorso "Identificazione al portale".
È consigliato procedere per tempo poiché l’identificazione si conclude con la mail di notifica “Conferma di identificazione” qualche giorno dopo l’invio della corretta documentazione.
Per assistenza nella procedura di identificazione al Portale di Roma Capitale contattare il numero 060606.

L’applicazione online consente di inserire, in modalità guidata, la domanda di iscrizione al servizio di trasporto scolastico per gli alunni normodotati e sarà accedibile:
- dal percorso “Home Page Roma Capitale -> Servizi online -> Servizi Educativi e Scolastici -> Domanda Iscrizione Trasporto Scolastico”
- dalla pagina https://www.comune.roma.it/pcr/it/elen_sev_online_ser_ed_scol.page
Per gli aspetti tecnici afferenti la domanda on-line è possibile rivolgersi all’help-desk del Sistema Informativo Mesis ai seguenti numeri: 06 671070240/70239.
 Dopo aver inoltrato la domanda di iscrizione online, sarà cura del richiedente monitorarne lo stato di lavorazione utilizzando l’applicazione online.

Conclusa la fase di iscrizione, infatti, il richiedente potrà verificare, sempre online, l’avvenuto accoglimento dell’istanza e procedere, dal  9 al 20 maggio 2016, alla conferma definitiva dell’iscrizione inserendo le ulteriori informazioni richieste.

La mancata accettazione definitiva equivale a decadenza dal servizio.

In caso di non accoglimento della domanda, il richiedente potrà visualizzare tramite l’applicazione online, una comunicazione che indica i motivi del rigetto dell’istanza, ai sensi dell’art. 3 della  Legge 241/90.

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’ Ufficio Trasporto  Municipale  sito in Viale del Lido 6, 3° piano – Tel. 0669613/616-582.

Dal 1° settembre 2016, il richiedente dovrà indicare, tramite l’applicazione online, gli orari scolastici definitivi per ogni alunno iscritto al servizio per consentire la corretta pianificazione delle linee di trasporto, in andata e ritorno.  Successivamente, il richiedente potrà visualizzare, direttamente tramite l’applicazione online, la linea, l’orario e l’indirizzo della fermata del bus scolastico.
  

Aventi Diritto
Il servizio è rivolto agli alunni che frequentano le scuole pubbliche dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado e che risiedono in zone prive di linee di trasporto pubblico ovvero in cui la loro presenza è inadeguata, soprattutto in termini di scarsa frequenza oraria ed è assicurato esclusivamente per il raggiungimento della sede scolastica (tragitto casa-scuola; scuola casa).
Condizione essenziale per presentare la domanda al trasporto è la residenza nel Comune di Roma e può essere richiesto solo per le scuole del Municipio di residenza del minore.
Il servizio è attivato nel rispetto del bacino di utenza, per consentire agli alunni di raggiungere la scuola più vicina alla propria abitazione. E’, pertanto, escluso  il servizio di trasporto di alunni provenienti da altri bacini di utenza che abbiano la possibilità di frequentare scuole nelle vicinanze delle proprie abitazioni.
Il servizio di trasporto scolastico è attivo esclusivamente nei giorni previsti dal calendario scolastico stabilito con delibera della Regione Lazio e non viene erogato nei giorni dedicati allo svolgimento degli esami di Stato nè in caso di apertura delle scuole in giorni non previsti dal calendario scolastico regionale.


Tariffa del Servizio di Trasporto Scolastico
Per il servizio di trasporto scolastico è previsto il pagamento mensile di una tariffa, articolata per fasce ISEE,  stabilita con Delibera di Assemblea Capitolina n. 45 del 24/07/2014 come di seguito riportato:


Fascia ISEETariffa mensile
da euroa euro
€ 0 
 € 5.165,00 
Esenzione
€ 5.165,01 € 15.000,00€ 20,00
€ 15.000,01€ 30.000,00€ 30,00
€ 30.000,01€ 50,00
     
Ai fini di usufruire della tariffa agevolata, le famiglie degli iscritti al servizio di trasporto scolastico, dovranno presentare entro il 30 settembre 2016  l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (attestazione ISEE).  In caso di mancata o tardiva presentazione della documentazione comprovante la situazione reddituale, sarà applicata la tariffa dovuta.
Qualora nello stesso nucleo familiare più figli usufruiscano del servizio in esame, è possibile presentare la richiesta di riduzione del 30% della quota totale da versare.

 Fonte: pubblicato 10 marzo 2016, Comune di Roma

martedì 8 marzo 2016

C’è un giorno dimenticato dalla storia. Un giorno di 70 anni fa in cui le donne italiane per la prima volta abbandonarono per qualche ora il focolare domestico e si misero in fila davanti ai seggi in una nazione ancora semidistrutta dalla guerra. Quel giorno non fu, come in tanti credono, il 2 giugno 1946, quando si votò per scegliere tra monarchia e repubblica ed eleggere l’Assemblea costituente. Quasi tre mesi prima, il 10 marzo di quello stesso anno, si tenne infatti la prima tornata di elezioni amministrative che avrebbero portato ai primi sindaci eletti dopo il Ventennio. E a votare sarebbero stati i cittadini di entrambi i sessi.

Una vera rivoluzione nella rivoluzione, se si pensa che, se si esclude il plebiscito a Mussolini del 1929, anche gli uomini non votavano dal lontano 1924. “L’affluenza delle donne ai seggi elettorali fu altissima e la partecipazione emotiva intensa”, spiega Vinzia Fiorino, storica e docente all'università di Pisa. In quelle prime domeniche di democrazia dopo anni di dittatura e guerra, oltre l’89% delle donne aventi diritto si recò alle urne, mentre nei diversi consigli comunali furono elette 2000 candidate. Le votazioni si svolsero in cinque tornate primaverili con l’elezione di quasi 6mila amministrazioni e il coinvolgimento del 71% della popolazione italiana. Si votò dal 10 marzo, ogni domenica, fino al 7 aprile, mentre altri 1400 comuni furono rinnovati in autunno con altre otto tornate tra ottobre e novembre.

Non era stato un cammino facile quello dei diritti politici delle donne in Italia e quello raggiunto nel 1946 non era un risultato scontato. “Nel complesso, non possiamo paragonare il movimento suffragista italiano con quello inglese, per fare solo il più classico tra gli esempi europei: quest’ultimo ebbe un’organizzazione ben più strutturata, nonché un radicamento sociale molto più profondo”, spiega la storica Fiorino, studiosa, tra le altre cose, proprio dei movimenti per il diritto di voto delle donne. All'inizio del ‘900 il movimento per il voto alle donne ebbe tuttavia un sussulto con la comparsa sulla scena di personaggi come Anna Mozzoni e Maria Montessori e nel 1919, dopo la Grande Guerra, la Camera votò a larga maggioranza la legge sul diritto di voto alle donne. Ma la legge si arenò in Senato e dal 1925 col Fascismo a votare non ci andarono più neppure gli uomini.

Insomma bisogna aspettare la fine della Seconda guerra mondiale perché si torni a parlare di voto alle donne, che negli anni precedenti avevano preso parte all’antifascismo in clandestinità prima e alla Resistenza poi. Una prima presenza femminile si ebbe nella Consulta nazionale. L’assemblea non elettiva, composta dai esponenti dei partiti del Cln, il Comitato di liberazione nazionale, funse da parlamento tra il 1945 e il 2 giugno 1946 e vide la nomina di 13 donne su 460 membri.

I partiti stessi, almeno quelli che erano emersi più forti dalla guerra di Liberazione, avevano ormai intuito che era arrivata l’ora del voto. “La Dc e il Pci erano consapevoli che si stava per costruire un nuovo sistema di democrazia di massa e sarebbe stato anacronistico edificarlo senza le donne”, spiega Vinzia Fiorino. Apripista nelle rivendicazioni femminili fu l’Udi, l’Unione delle donne italiane, l’associazione di ispirazione socialcomunista nata dalla Resistenza. “L’Udi già nel 1944 aveva inviato al governo Bonomi una precisa richiesta in questo senso e, subito dopo, sempre l’Udi con le esponenti degli altri partiti antifascisti aveva fondato il Comitato pro voto e posto la questione al Cln”. Peraltro, a proposito dell’Udi, in questi stessi giorni di marzo del 1946, furono proprio tre comuniste dell’Udi, Rita Montagnana (allora moglie di Palmiro Togliatti), Teresa Noce e Teresa Mattei, a stabilire che dall’8 marzo 1946 il fiore della Festa della donna in Italia sarebbe stato la mimosa: un fiore povero, popolare.

Sulla questione del voto, fondamentali furono poi le parole di papa Pio XII che diede in un certo senso la sua ‘benedizione’ dopo che per lungo tempo la Chiesa di Roma aveva visto con terrore la possibilità che le donne andassero a votare. “All'inizio del secolo – spiega la professoressa Fiorino – alcune esponenti del mondo cattolico, pochissime in verità, si espressero a favore del suffragio amministrativo, poi giunse il sì di don Luigi Sturzo nel 1917, quindi nel 1945 quello di Pio XII: perché si difendesse la famiglia e l’ordine tradizionale, naturalmente”. Ad opporsi al suffragio femminile, ricorda la storica, furono piuttosto altri partiti: “In sintesi direi che furono tiepidi gli azionisti, i liberali e i repubblicani. I partiti di ispirazione liberale, in parte, sottolinearono lo scarso livello culturale delle donne e i limiti della loro coscienza politica”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it

lunedì 7 marzo 2016

Martedì 8 marzo 2016: sciopero generale nazionale di lavoratori pubblici, privati e cooperativi.

Martedì 8 marzo 2016 è stato indetto, da parte dell’associazione sindacale SLAI COBAS, uno sciopero generale nazionale per l’intera giornata, di tutte le lavoratrici ed i lavoratori a tempo indeterminato e determinato, in tutti  i settori lavorativi pubblici, privati e cooperativi.
In tale occasione si potrebbero verificare disagi presso gli uffici aperti al pubblico, nonchè strutture scolastiche.
Fonte: Comune.roma.it

Serie di controlli, questa mattina, al camping Capitol, nella pineta di Castel Fusano.

Serie di controlli, questa mattina, al camping Capitol, nella pineta di Castel Fusano. Sul posto, oltre la Polizia Locale di Roma Capitale del X Gruppo Mare di Ostia, anche il Corpo Forestale dello Stato e il personale dell'Ufficio Tecnico del X Municipio. La struttura turistica, in via di realizzazione, che prevede 5000 posti letto in 26 etteri di parte della pineta di Castel Fusano nella zone di Ostia Antica. 

L'area su via di Castelfusano è classificata da sempre come di notevole importanza da un punto di vista archeologico. Già da tempo indagata per un reticolo viario a servizio di tombe e ville rustiche romane, è stata oggetto di ritrovamenti fin dal 2006: in particolare, sepolture terragne e alla cappuccina, nonché strutture a livello di fondazione di epoca tardo-romana. Come ricordò anche l'Associazione Culturale Severiana. Non solo. 

Anche l'associazione Labur puntò il dito sulla vicenda sottolineando come, quella, è zona della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano presentando anche un esposto inviato al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio, al Corpo Forestale dello Stato. Giorni fa, invece, Sel e Verdi portarono il caso alla Camera.

I proprietari del Camping, la S.i.l Campeggi, hanno sottolineato sempre di aver tutte le autorizzazione di caso: "I lavori sono in essere da tre anni. Abbiamo chiesto e ottenuto i permessi necessari presso tutte le autorità competenti compreso il parere positivo della Commissione di Riserva. Oltre a riqualificare l'area, a lavori ultimati, l'opera garantirà la salvaguardia permanente da incendi e ogni forma di degrado. Inoltre la struttura, a regime, assicurerà circa 250 nuovi posti di lavoro. Un indotto importante a favore della zona".

La società infine ha smentito categoricamente di "aver abbattuto 660 pini secondo quanto prescritto dagli uffici competenti gli alberi tagliati sarebbero stati complessivamente 81 a fronte di 151 alberature re-impiantate dello stesso genere qualità". Sempre ad Ostia, due anni fa, era stato sequestrato e chiuso il Country Club di Castel Fusano.
Fonte: Ostiatoday.it

venerdì 4 marzo 2016

Il voto alle donne compie 70 anni: alla Camera mozione per celebrare l’anniversario e le 21 madri costituenti

La prima firma in calce alla mozione è quella di Sandra Zampa, storica portavoce dell’ex premier Romano Prodi, oggi deputata del Partito democratico. Sarà discussa lunedì prossimo in Aula a Montecitorio ed è ispirata ad una ricorrenza del tutto particolare. L’anniversario del diritto di voto delle donne che, il 2 giugno prossimo, spegnerà 70 candeline insieme alla Costituzione italiana. Per festeggiare il compleanno, il testo – sostenuto anche da Forza Italia, Area popolare, Scelta civica, Sinistra italiana, Democrazia solidale e Psi-Pli – impegna il governo a promuovere iniziative “di carattere nazionale e locale, per ricordare le figure delle ventuno Madri Costituenti” anche attraverso la realizzazione di programmi televisivi e radiofonici. Oltre a momenti di commemorazione nelle scuole “di ogni ordine e grado” per rievocare “l’impegno e il ruolo svolto nella stesura della Carta Costituzionale”, istituendo “programmi educativi destinati al riconoscimento e alla valorizzazione delle donne nella storia, nella filosofia, nella scienza e nelle altre discipline umanistiche e scientifiche”. Un’occasione, insiste la mozione, per “rafforzare la tutela dei diritti delle donne”, favorendo “la trasformazione nelle relazioni di genere per renderle egualitarie” e garantendo “l’effettiva partecipazione e la possibilità di assumere la leadership a tutti i livelli decisionali, politici, economici e sociali”.

MADRI COSTITUENTIUn traguardo importante, quello tagliato nel 1946, che ha posto fine al divieto di elettorato sia attivo che passivo imposto alle donne.  Costituzionalizzando un decreto legislativo luogotenenziale emanato il 31 gennaio del 1945 dal Consiglio dei ministri che sancì il suffragio universale “con grave ritardo rispetto ad altri paesi”, ricorda il testo. Citando i casi di Nuova Zelanda (1893), Finlandia (1907), Norvegia (1913), Regno Unito (1917). Un diritto che, prima dell’Italia, era già stato riconosciuto anche in altri Stati come Turchia, Mongolia, Filippine, Pakistan, Cuba e Thailandia. “Nel decreto non era tuttavia prevista l’eleggibilità delle donne”. Che sarà, invece, introdotta il 10 marzo 1946. Ma, “in attesa del referendum istituzionale del 2 giugno 1946”, nell'aprile 1945, si era intanto insediata la Consulta, il primo organismo politico nazionale “in cui entrarono 13 donne, invitate direttamente dai partiti”, cui fu affidato il compito “di elaborare una legge elettorale per l’Assemblea costituente”. Nella quale sedettero le prime 21 parlamentari donne “a ragione denominate Madri Costituenti”: 9 della Dc (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio), 9 del Pci (Adele Bej, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), due del Psiup (Angelina Merlin e Bianca Bianchi) ed una del partito dell’Uomo qualunque (Ottavia Penna Buscemi). Per cinque di loro si aprirono le porte della «commissione dei 75», incaricata di scrivere la Carta costituzionale: Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti. Che, trent'anni dopo, divenne la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera.

FIGLIE DELL’ANTIFASCISMO – Molte delle 21 donne della Costituente avevano preso parte
 alla Resistenza. Alcune pagarono a caro prezzo le loro scelte. Come Adele Bei, condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a diciotto anni di carcere per attività antifascista, Teresa Noce, che dopo aver scontato un anno e mezzo di reclusione fu deportata in un campo di concentramento nazista in Germania dove rimase fino alla fine della guerra, e Rita Montagnana, che aveva passato la maggior parte della sua vita in esilio. “I settanta anni di storia intercorsi da quella data sono stati densi di trasformazioni – si legge nella mozione –.  Non a caso in riferimento ai profondi cambiamenti culturali e di stile di vita che hanno attraversato la società e la famiglia nella seconda metà del secolo scorso si è parlato di rivoluzione femminile, una rivoluzione che ha interessato tutto il mondo occidentale”. E recepita dalla stessa Costituzione che, all’articolo 3, stabilisce l’uguaglianza morale e giuridica tra uomo e donna, e, all’articolo 37, la parità nel lavoro e l’accesso agli uffici pubblici e alla cariche elettive. Anche se, “per poter entrare nella magistratura e nella carriera diplomatica, le donne dovranno attendere il 1963”. E’ del 1951, invece, la nomina della prima donna al governo: Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al commercio. La prima ministra della Repubblica (Tina Anselmi), invece, varcherà le soglie dell’esecutivo nel 1976. Insomma, una progressiva scalata verso la parità non solo sulla carta. Dall'abolizione delle tabelle salariali differenti per uomini e donne, che sancì l’uguaglianza formale e sostanziale di genere nel mondo del lavoro alla legge sul divorzio, confermata dal referendum del 1974. Dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 (parità tra i coniugi e la comunione dei beni) alla legge di parità del 1977. Mentre, nel frattempo, venivano aboliti il delitto d’onore, le norme penali sull'adulterio femminile e vedeva la luce la legge sull'interruzione di gravidanza che resisterà al referendum abrogativo del 1981.

VIAGGIO INCOMPIUTO – Un percorso proseguito negli anni successivi e non ancora completato. Nel 2013, le donne in Parlamento “sono passate al 31 per cento (dal 22 per cento della precedente legislatura) e l’Italia ha guadagnato 9 posizioni nella classifica, eppure le pari opportunità nel nostro Paese rimangono un miraggio”, si legge ancora nella mozione rilevando con rammarico il 71esimo posto attualmente occupato su 136 Paesi (Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Filippine i primi cinque). Quanto ai quattro sotto-indici del Global Gender Gap Report, siamo invece al 65esimo posto per quanto riguarda la scolarizzazione, al 72esimo per la salute, al 44esimo per l’accesso al potere politico e al 97esimo
per la partecipazione alla vita economica. “Il problema viene soprattutto dal mondo del lavoro: il posizionamento generale dell’Italia può essere spiegato principalmente con il basso risultato nella classifica della partecipazione e opportunità economiche. Solo il 51 per cento delle donne lavora, contro al 74 per cento degli uomini. Ma l’elemento chiave è la disparità salariale: un’italiana in media guadagna 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo”. Restando all’attualità “i numeri di per sé non garantiscono la parità”. Come dimostra l’analisi nel dettaglio della situazione politica: “In Parlamento siedono più senatrici e deputate (l’Italia si colloca al 
28esimo posto della classifica), ma non sono aumentate significativamente le donne in posizione ministeriali” (60esimo, solo una posizione guadagnata rispetto al 2013). Una fotografia di fronte alla quale “la data del 2 giugno 2016 costituisce, dunque, non solo un anniversario per il Paese e per 
il diritto al voto acquisito dalle donne”, ma anche l’occasione per dare “impulso alla parità di genere sostanziale” tra uomini e donne, “attraverso la messa in campo di azioni realmente volte a eliminare qualunque diseguaglianza a qualunque livello”. Sociale, lavorativo, politico, culturale.
Fonte: Ilfattoquotidiano.it

mercoledì 2 marzo 2016

Infernetto, colonnello uccide la moglie e si impicca: «Era malato, avevano appena litigato»

Il tempo di uccidere la compagna di una vita e realizzare. Uscire in giardino, impiccarsi. La fine tragica di una bella coppia, conosciuta e unita, si è consumata ieri mattina in una villetta all'Infernetto: un omicidio-suicidio. Carlo Revetria, 64 anni, ex colonnello dell'Aeronautica e ufficiale al merito della Repubblica, da tempo malato (oggi avrebbe dovuto iniziare l'ennesimo ciclo di chemioterapia) forse per motivi legati anche alla sua depressione ha iniziato a litigare con Gisella Nano, 58 anni, bionda e appariscente, molto conosciuta nel quartiere, dove insegnava aerobica e danza al tempo di jazz.

LA TELEFONATA
Prima le urla, poi verso le 10,30, la chiamata confusa, agitata ai carabinieri di Ostia di un amico e vicino di casa: correte c'è una lite in atto, sta per accadere il peggio. Da una prima ricostruzione sembra che Revetria abbia annunciato al telefono il suo gesto o comunque ne abbia parlato con il conoscente. Aveva appena ucciso sua moglie colpendola alla testa con un mortaio: è nel panico, forse chiama l'amico, attacca, corre in giardino e si toglie la vita anche lui, impiccandosi a un albero. Questione di pochi minuti, quando i militari arrivano al civico 32 di Via Valfloriana è troppo tardi: Carlo ha aggredito la moglie alle spalle mentre è in bagno, l'ha colpita alla testa con un mortaio. Gisella è a terra priva di vita. E lui è appeso a un albero. Non c'è più nulla da fare. L'amico sarà ascoltato in caserma tutto il giorno. Per cercare di «trovare il perché, qualora ci sia», le parole del tenente colonnello Alessandro Nervi, a capo dei carabinieri di Ostia. I militari del Nucleo investigativo di via In Selci hanno congelato la scena per impedire che vengano inquinate le tracce. Resta misterioso il motivo del gesto, amici e vicini vengono ascoltati dagli investigatori.
Fonte: IlMessaggero.it

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