lunedì 6 marzo 2017

Atletica, Europei indoor: infinito Fabrizio Donato, argento nel triplo a 40 anni

Fabrizio Donato non finisce mai: il laziale, nonché abitante dell'Infernetto, a 40 anni e mezzo, è di nuovo sul podio di una grande rassegna internazionale. Agli Europei indoor di Belgrado vince un argento che splende come un oro. Al secondo tentativo di una finale molto equilibrata, nelle quale – tenuto insieme con lo spago – salta solo tre volte, vola a 17.13. E entra ancor più nella storia dell’atletica italiana. Il titolo resta sette centimetri più in là, al collo del portoghese Nelson Evora con 17.20. Il bronzo è del tedesco Max Hess con 17.12: in qualificazione era arrivato a 17.52. Ma questo secondo posto vale come una vittoria.
LA GIOIADonato, oggi anche allenatore (di Andrew Howe), alla prima gara della stagione, aggiunge la perla a una collana che, oltre a tanto altro, comprende il bronzo olimpico di Londra 2012, l’oro europeo all’aperto di Helsinki 2012, quello al coperto di Torino 2009 e l’argento di Parigi 2011. Quel giro d’onore al termine della gara (un 15.74 per aprire, tre rinunce e un 16.43 per chiudere) è più che giustificato. Scommettiamo che non finirà qui? "Sin dai salti di riscaldamento – dice il finanziere – ho avvertito un fastidio al bicipite femorale destro. Mi ha condizionato molto la capacità di corsa e mi ha messo addosso una gran paura di farmi davvero male. Più di così non avrei potuto fare, ho saltato al 70-80%. Il muscolo vibrava, pulsava, ho cercato di gestire la situazione e, grazie a una pedana amica, di compensare con l’azione dei piedi. Ho fatto il sesto tentativo solo per provare a vincere, con tanta foga e poco altro".
LA STORIA — Il maestro, vista l’uscita di scena di Howe nella qualificazione del lungo, ha battuto l’allievo. "Ma qui – spiega Fabrizio – abbiamo vinto a prescindere dalla medaglia. Andrew è tornato a essere un atleta e ora, davanti, ha delle prospettive concrete. Abbiamo dimostrato che stiamo camminando su una strada giusta. Io, a 40 anni suonati, continuo a divertirmi, a giocare. Ma avevo bisogno di nuovi stimoli, di spazi. Roberto Pericoli, per 21 stagioni, è stato un mio secondo padre, un fratello. Continua a esserlo, ma era arrivato il momento di sperimentare, di provare cose nuove. Grazie alla collaborazione di tre o quattro specialisti e alla fondamentale presenza di mia moglie Patrizia, sto rivoluzionando in molti campi, verificando sulla mia pelle nuove metodologie. Obiettivi? In agosto i Mondiali sono a Londra, città a me tanto cara per la medaglia olimpica... Perché non provarci?". Già, perché non provarci?
Fonte: www.gaazzetta.it

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