mercoledì 24 luglio 2019

Abolizione canone Rai, favorevoli o contrari? Così cambierebbe la tv pubblica

Tiene ancora banco l'idea del M5s di abolire il canone Rai. Nelle ultime ore sull'argomento è intervenuto, in modo piuttosto polemico nei confronti della maggioranza, il senatore del M5S Alberto Airola, che ha rassegnato le sue dimissioni da membro della Commissione di Vigilanza. Una decisione che comunque - spiega il parlamentare - non è ancora definitiva "perché diversi miei colleghi mi chiedono di rimanere". Secondo Airola la proposta di cancellare il canone "potrebbe distruggere quel poco di buono rimasto del servizio pubblico ed è stata fatta in segreto".

"Questa proposta arriva da Maria Laura Paxia - afferma Airola ad AdnKronos -, la quale non ne ha parlato con noi. L'ha elaborata con Luigi Di Maio". "Sicuramente - sottolinea il senatore M5S - il canone è una delle tasse più invise, quindi l'abolizione porta consenso. Ma così la Rai non si riforma. Un'operazione del genere spalancherebbe le porte a una privatizzazione". Airola sostiene che la proposta di legge targata M5s sarebbe una "mazzata" per il servizio pubblico e renderebbe "la Rai una tv commerciale e costringendola a fare programmi per fare audience".

"Abolire il canone Rai": la proposta del M5s
Insomma una bocciatura senza appello. Ma che cosa prevede la proposta di Maria Laura Paxia (alla Camera) e di Gianluigi Paragone (al Senato)? Si tratta di una riforma economicamente sostenibile per le casse dello Stato? E soprattutto: come cambierebbe la Rai se la legge venisse approvata? Iniziamo col dire che il gettito del canone vale circa due miliardi di euro: non si tratta di una somma proibitiva per la finanza pubblica, ma sappiamo bene che tra flat tax e clausole di salvaguardia sull’Iva di soldi in cassa per la prossima manovra ce ne sono pochi.

L’idea dunque è di finanziare l’abolizione della tassa con gli introiti pubblicitari. Il testo del ddl non è ancora disponibile, ma secondo quando anticipato dal M5s la proposta di legge "modifica anche i limiti di affollamento pubblicitari, equiparandoli a quelli delle televisioni private. In questo modo la Rai potrebbe essere competitiva nel mercato, mantenendo sempre però la sua funzione pubblica".

Canone tv e tetto alle pubblicità: cosa prevede la legge attuale
La legge che disciplina il tetto alle pubblicità attualmente in vigore prevede quanto segue:

"La trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo non può eccedere il 4 per cento dell'orario settimanale di programmazione ed il 12 per cento di ogni ora; un'eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2 per cento nel corso di un'ora, deve essere recuperata nell'ora antecedente o successiva".

"La trasmissione di spot pubblicitari televisivi da parte delle emittenti e dei fornitori di contenuti televisivi in ambito nazionale diversi dalla concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo non può eccedere il 15 per cento dell'orario giornaliero di programmazione ed il 18 per cento di ogni ora; un'eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2 per cento nel corso di un'ora, deve essere recuperata nell'ora antecedente o successiva".  

Come cambierebbe la Rai con l'abolizione del canone
Con la riforma targata M5s dunque i limiti alle pubblicità sarebbero gli stessi tra pubblico e privato. In quest’ottica il mancato gettito del canone verrebbe dunque compensato - almeno questo è l’auspicio - dai maggiori introiti derivanti dalla pubblicità. I detrattori della riforma sostengono che in questo modo la Rai diventerà molto simile ad una tv commerciale con buona pace del "servizio pubblico".

Di contro i 5 Stelle (con l'eccezione di Airola) sostengono che la Rai riuscirebbe comunque a mantenere la sua funzione pubblica. Ovviamente si tratta di punti di vista. E d’altra parte molto dipende dall’opinione che si ha del servizio offerto oggi dalla tv di Stato.

Il costo del canone in Italia e in Europa
Qualche giorno fa il sindacato dei giornalisti Rai ha ricordato che in Italia il canone costa mediamente "solo" 29 euro a cittadino, contro i 98 euro della Germania, i 72 euro del Regno Unito e i 52 della Francia. Secondo l’Ugisrai il canone incide per il 68% sul totale dei ricavi della tv di Stato, mentre per BBC e France Tv questa percentuale sale rispettivamente all’82 e 81%.

Va però sottolineato che in molti Paesi (Danimarca, Svezia, Francia e Regno Unito tra gli altri), ci sono forti restrizioni alle pubblicità commerciali, laddove sulla Rai gli spot continuano ad essere ben presenti. Né va dimenticato che in Europa ci sono molti Paesi che non chiedono un euro ai propri cittadini. In Spagna ad esempio la tv pubblica è finanziata dallo Stato. Il canone è a costo zero anche in Belgio, Bulgaria, Estonia, Cipro, Olanda, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e vari altri Paesi.
Fonte: http://www.today.it/economia

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