lunedì 9 luglio 2018

Incendio all'Axa: negozio distrutto, commerciante perde tutto e nessuno la risarcisce

Ha perso il lavoro e migliaia di euro, ma in due anni e mezzo non ha visto un centesimo per uno scarica barile tra assicurazioni, unito ai tempi biblici della giustizia. E' l'amara sorte toccata a una commerciante cinquantenne di Roma e con lei anche altri quattro colleghi, che gestivano tutti la loro attività all'interno del centro commerciale 'Eschilo', nell'omonima via nel X Municipio, in seguito al violento incendio divampato il 23 dicembre 2015 (qui la notizia) che causò una ingente conta dei danni.  

Tra i negozi più colpiti dal rogo quello di abbigliamento che aveva in locazione la commerciante, dove i danni non sono rimasti limitati alle strutture murarie e agli impianti, ma hanno riguardato anche tutta la merce, sia quella in esposizione sia quella stoccata in magazzino, andata o bruciata o affumicata: 587 capi, per un valore di quasi 50mila euro. Ma il problema ancora più grave è che la negoziante, oltre alla pesante perdita economica, non ha più potuto riprendere l'attività: la struttura è stata infatti interdetta.

La danneggiata, attraverso il consulente personale Riccardo Vizzi, si è dunque rivolta a Studio 3A società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, per essere risarcita, ma il caso si è subito rivelato in salita. Nel loro rapporto, infatti, i vigili del fuoco hanno appurato che l'incendio doveva essersi "sviluppato nei locali al primo piano dove aveva sede un centro estetico", e dove infatti erano gravemente danneggiate le contro soffittature, i ballatoi e le strutture di copertura direttamente sovrastanti l'area interessata, ma hanno concluso che non "era stato possibile stabilire con certezza le cause del rogo".

La Procura di Roma, con il Pubblico Ministero dottoressa Maria Letizia Golfieri, ha aperto un procedimento penale per il reato di incendio colposo in concorso indagando le due titolari del centro estetico, che aveva una polizza per la Responsabilità Civile verso Terzi stipulata con una nota compagnia assicurativa ma con un massimale di "soli 250mila euro", insufficienti a coprire tutti i danni: le parti lese erano rappresentate da ben cinque commercianti.

Il Sostituto Procuratore, il 7 settembre 2016, ha conferito l'incarico a un consulente tecnico, il dottor Massimo Moncelli, per stabilire le cause dell'incendio e relative responsabilità e anche Studio 3A ha messo a disposizione per la propria assistita un consulente tecnico di parte per seguire le operazioni peritali. Nel dicembre 2016 si è arrivati al deposito della perizia, nella quale il Ctu, come già i pompieri, rilevava che "l'area del focolaio iniziale era quella adiacente all'impianto di climatizzazione", che si trovava nel sottotetto, "con l'alloggiamento dei motori dell'impianto, e che in quella superficie si trovava il magazzino deposito dei prodotti cosmetici utilizzati per l'attività commerciale del centro": prodotti che, sottolinea il perito, "se riscaldati a una temperatura superiore al loro punto di infiammabilità possono accendersi. In sostanza, l’incendio ne ha sicuramente provocato l’accensione, con una conseguente maggior temperatura nell'area in questione".

Anche il consulente della Procura, di fronte al fatto che l'intera porzione incendiata era stata bonificata e tutto il materiale era andato perduto, ha concluso che "in assenza dei materiali residuati dell'incendio, e in particolar modo dell’impiantistica, non è possibile determinare la causa, se cioè sia dipeso da guasto accidentale, corto circuito o altro motivo".
Fonte: ostiatoday.it

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