giovedì 22 giugno 2017

Fioravanti porta i bambini di Ostia a sognare sulla cresta dell’onda

«Eccolo, arriva!». Quando lo vedono avvicinarsi sulla spiaggia del lido Peppino a mare, i bambini scattano in piedi. Applauso. «Grande, Leo».
Atterrato da poche ore a Roma da Tahiti, Leonardo Fioravanti incontra gli allievi della scuola Ostia surf per una lezione speciale. Prima di entrare in acqua, gli aspiranti equilibristi della tavola si radunano in cerchio. Seduti all’indiana con indosso la muta, intervistano il loro idolo. La domanda più ricorrente è sulle ultime vittorie inanellate dal campione laziale, nato a Cerveteri 19 anni fa. Cosmopolita, poliglotta (parla cinque lingue) e sempre in viaggio grazie alla passione per le onde. «Come sei riuscito a battere John John Florence?», gli chiede un ragazzino dagli occhi vispi, ferratissimo sulle ultime gare disputate dall'atleta italiano.
Si scopre, così, che la generazione dei nativi digitali non si perde una sfida del circuito mondiale in diretta streaming sul tablet. Leo la scorsa settimana ha sconfitto il fuoriclasse americano alle Isole Fiji: the Italian stallon (Fioravanti è corteggiatissimo dalle giovani ammiratrici) contro il numero uno al mondo. Altra mano alzata: «Come sei diventato così forte?». «Con impegno e lavoro duro - risponde Fioravanti - . Ho iniziato a sei anni, da allora non ho più smesso». Con il sogno delle Olimpiadi, visto che il surf sarà ai Giochi di Tokyo 2020. I cronisti in erba lo tempestano di domande, alcuni entrano nelle pieghe dei tecnicismi di uno sport che li affascina per l’inspiegabile alchimia che si crea tra impegno e improvvisazione, senso del limite e istinto. «La tua manovra preferita?». «Il tubo». Silenzio. Poi un biondino incalza: «Cosa si prova?». «Una sensazione incredibile. Quando sei lì dentro il mondo si ferma». Qualcun altro è curioso di sapere chi lo abbia ispirato: «Mio fratello, di sette anni più grande, e la mia famiglia. Sono loro ad avermi spinto a entrare in acqua».
Inevitabile che si parli della doppia vittoria sulla leggenda del surf, Kelly Slater. La platea sembra non avere ancora metabolizzato la notizia. Stenta a credere di avere davanti l’artefice di un’impresa, che, ai loro occhi, ha un che di epico. «Ci vuole una grande forza di volontà, ma niente è impossibile se ci credi. Alla fine, in quella mezz’ora, eravamo solo io e lui. La rivalità è normale, ma finita la gara siamo tutti amici. Ci divertiamo, giochiamo a ping-pong...». Tornato nella sua prima casa (quella attuale è in Francia, a Hossegor) giusto il tempo di partecipare all'evento benefico, Fioravanti si prepara alla prossima tappa del circuito mondiale a Jeffrey Bay, in Sudafrica: «Onde lunghe da destra, belle manovre... Un posto in cui ti rendi conto di cosa sia stare dentro al tubo».
Sul litorale romano Fioravanti è testimone per un giorno del progetto promosso dalla onlus Laureus in collaborazione con la scuola Ostia surf. L’associazione che si ispira a Nelson Mandela, nata nel 2000 a Londra, in Italia è presente a Milano, Roma e Napoli, coinvolgendo 1.350 bambini a rischio di emarginazione sociale. A Ostia sono circa 70 gli studenti dell’istituto comprensivo di via Giuliano da Sangallo che quest’anno hanno partecipato ai corsi (tra gli altri, di basket e baseball) nei quali gli allenatori sono affiancati da psicologi. «Il surf piace molto - spiega un’insegnante di scuola primaria, Antonietta Gargano - perché non è di facile accesso, l’attrezzatura costa... Ho visto alcuni dei miei alunni emozionarsi quando finalmente sono riusciti a stare in piedi sulla tavola, prima al massimo potevano guardarlo in televisione. Quali sono i valori educativi di questo sport? È molto formativo, soprattutto per chi ha difficoltà a riconoscere l’autorità. Insegna la disciplina, il rispetto delle regole e ad amare la natura».
Fonte: corriere.roma.it

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