giovedì 2 ottobre 2014

Firma l'appello contro l'esecuzione di Reyhaneh Jabbari in Iran

©Amnesty International
©Amnesty International

L'esecuzione di Reyhaneh Jabbari, donna iraniana che avrebbe dovuto essere messa a morte il 30 settembre nella prigione di Rajai Shahr, è stata rinviata di 10 giorni. Reyhaneh Jabbari è stata condannata per omicidio a seguito di indagine irregolari e di un processo iniquo.

Il 29 settembre, la madre di Reyhaneh Jabbari ha scritto su Facebook che la figlia l'aveva chiamata per avvisarla dell'imminente trasferimento dalla prigione di Gharchak, nella contea di Varamin, provincia di Teheran, alla prigione di Raja'i Shahr per l'esecuzione della condanna a morte, la mattina successiva. Le autorità carcerarie di Raja'i Shahr, contattate dalla donna, hanno confermato che l'esecuzione era in programma e le hanno detto di recarsi presso la struttura, il 30 settembre, per "raccogliere il corpo". 
L'esecuzione è stata rinviata e Reyhaneh Jabbari è ritornata nella prigione Gharchak, quello stesso giorno alle 11:30, probabilmente in risposta all'indignazione seguita al post di sua madre sull'imminente esecuzione. 

Reyhaneh Jabbari, 26 anni, è stata arrestata nel 2007 per l'uccisione di un ex funzionario del ministero dell'Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi. È stata detenuta in isolamento, senza poter vedere il suo avvocato e la sua famiglia per due mesi, durante i quali sarebbe stata torturata e maltrattata.  

Amnesty International è a conoscenza del fatto che, fin dalle prime indagini, Reyhaneh Jabbari ha ammesso di aver inferto una pugnalata sulla schiena dell'uomo, ma sostiene sia stato una reazione a un tentativo di aggressione sessuale. Ha anche raccontato della presenza di una terza persona nell'abitazione, coinvolta nell'uccisione. Queste affermazioni, se confermate, potrebbero scagionarla, ma si ritiene che non vi siano state adeguate verifiche, sollevando molte domande sulle circostanze dell'omicidio. Reyhaneh Jabbari è stata condannata a morte per qesas (riparazione) da un tribunale penale di Teheran nel 2009. La condanna a morte è stata confermata dalla Corte suprema nel marzo 2014. 

La sentenza è stata poi inviata all'Ufficio di attuazione delle condanne di Teheran, permettendo così alla famiglia della vittima di richiedere la sua esecuzione in qualsiasi momento.
 
Ayatollah Sayed 'Ali Khamenei
The Office of the Supreme Leader
Islamic Republic Street- End of Shahid Keshvar Doust Street
Tehran, Islamic Republic of Iran
Email: info_leader@leader.ir
Twitter: @khamenei_ir

Sua eccellenza,

le scriviamo in quanto simpatizzanti di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

La sollecitiamo a sospendere immediatamente l'esecuzione di Reyhaneh Jabbari e a ordinare un nuovo processo che rispetti gli standard di equo processo, senza ricorrere alla pena di morte.

La sollecitiamo a indagare sulle accuse di maltrattamento nei confronti di Reyhaneh Jabbari durante la custodia.

Le ricordiamo che ai sensi dell'articolo 6 (4) del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Iran è parte, "Chiunque sia condannato a morte ha il diritto di chiedere la grazia o la commutazione della pena".

La esortiamo a consentire a Reyhaneh Jabbari l'accesso a un avvocato di sua scelta.

Grazie per l'attenzione.

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