lunedì 12 maggio 2014

Un invito per tornare all'essenzialità, potrebbe essere il vero metodo anti-crisi

Petri Luukkainen, che non è un fattorino di Ikea, ma un regista finlandese ha realizzato un audiovisivo autobiografico documentando come sia possibile continuare un anno intero a vivere liberandosi un giorno alla volta di un oggetto. Il tutto è visibile nel film My stuff - distribuito al momento nel Nord Europa ed in Giappone - che sta diventando una sorta di invito a disfarsi delle cose inutili per tornare a riscoprire l’essenzialità quotidiana della vita. Il concetto è che tante cose di cui siamo contornati in casa o nel nostro quotidiano non ci rendono affatto felici, ma anzi ci caricano spesso solo di responsabilità. Disfarsi di queste che Luukkainen considera pesi, può aiutarci ed aprirci spazi vitali insospettati fino al giorno prima. Il messaggio diretto del film è che tutti dovremmo provare ad adottare questa filosofia di vita – legata in fondo un po’ anche al concetto della decrescita – e scoprire che, senza comprare nulla di nuovo, ci bastano in fondo solo 100 cose da avere per essere felici, continuando a far parte di questa società senza grossi problemi. Accantonare in una cantina, in un box o in un ripostiglio un oggetto al giorno e non comprare nulla di nuovo, potrebbe diventare una nuova forma di way of life di interessante spessore sociologico. Dopo le prime proiezioni, il film ha destato grande interesse grazie al fatto di aver messo in evidenza come quello dell’eccessivo consumo sia uno dei principali problema della nostra  società occidentale. Incoraggiare quindi le persone a riflettere su ciò che hanno e su ciò di cui invece hanno realmente bisogno, potrebbe iniziare a diventare un nuovo metodo di vita, visto che in molti – tra quelli che hanno visto il film – hanno cominciato a fare dovute riflessioni. Ovviamente l’autore di My stuff non poteva certo immaginare che il suo documentario autobiografico potesse suscitare questo clamore, ma il fatto che ciò sia accaduto dimostra come in questo momento di crisi globale tantissime persone siano in cerca di strategie di sopravvivenza. Tra i rimedi adottati da Luukkainen ce ne sono alcuni però solo possibili in Finlandia dove di certo è possibile fare a meno del frigorifero per conservare il cibo fuori dalla finestra, mentre altri sono adottabili anche da noi, come ad esempio, crearsi una bicicletta recuperando materiali senza doverla necessariamente comprare nuova. Che si sia davanti ad una scelta di vita anche ecologica non c’è dubbio, ma forse in un paese come il nostro, dove la cultura ambientale non è purtroppo che viaggi a tremila, è probabile che molti senza l’oggetto status symbol del momento siano più bigottamente preoccupati di una loro potenziale esclusione sociale, che della sedimentazione di un modo di vita altro utilissimo invece per aprire nuovi orizzonti comportamentali, anziché continuare a chiudersi nello più sfrenato consumismo compulsivo. C’è da meditare gente…. meditiamo?
Fonte: Pagina99.it

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