Tutti noi dovremo aspettare fino al 2015, perché fino ad allora
quel benedetto fondo per la restituzione ai cittadini onesti del
«tesoretto» sottratto ai «furbetti» delle tasse servirà per tener basso
il deficit pubblico. Ma già oggi c'è chi raccoglie i primi dividendi
della guerra all'evasione, e sono anche belli sostanziosi: l'industria
dei cosiddetti «prodotti fiscali» sta volando. Produttori e rivenditori
di rotoli di scontrini, blocchetti di ricevute, bolle di trasporto,
registri, stanno facendo affari d'oro. Dal blitz della Guardia di
Finanza e dell'Agenzia delle Entrate a Cortina, tra Natale e Capodanno,
le vendite sono letteralmente schizzate all'insù.
Nel primo trimestre di quest'anno uno dei principali rivenditori
del mercato ha registrato un incremento delle vendite dei prodotti
fiscali del 14% rispetto al primo trimestre dell'anno scorso. Alla
faccia della crisi dell'economia e del prodotto interno lordo, che
quest'anno secondo il governo diminuirà dell'1,2%. Commercianti,
artigiani, professionisti, ristoratori, albergatori, ambulanti, se non
assaliti da un improvviso impeto di amore fiscale verso il Paese,
evidentemente spaventati dai controlli a tambur battente della Guardia
di Finanza, corrono ai ripari.
Il record spetta alle estetiste, che fanno la fila nelle cartolerie e nei negozi di prodotti per ufficio: dall'inizio dell'anno le vendite dei blocchetti di ricevute fiscali destinate a quella specifica attività è cresciuta del 58%, ma tutto il mercato dei prodotti fiscali cresce a cifra doppia. Del resto, le cronache dei giornali appaiono come bollettini di guerra: a Firenze un commerciante su cinque non batte gli scontrini, a Lecce 479 esercizi su 996 fuori regola, a Milano evade un negozio su tre, a Bari 38 negozi su 90 multati e ben 14 chiusi per un mese.
Sì, perché la mancata emissione dello scontrino porta a una multa di 516 euro, ma se si ripete per quattro volte nell'arco di cinque anni può portare anche all'abbassamento forzato della saracinesca. E allora qualcuno comincia a pensare che il rischio si sia fatto troppo alto, e che le tasse sia meglio pagarle. Per farlo servono gli scontrini e le ricevute fiscali, e questi sono i dati delle strabilianti vendite del primo trimestre: scontrini per gli ambulanti più 32% , ricevute per gli alberghi ancora un 32% in più, ricevute fiscali generiche destinate alle attività artigianali e commerciali più 23%, quelle destinate ai barbieri più 17% e così via.
Il record spetta alle estetiste, che fanno la fila nelle cartolerie e nei negozi di prodotti per ufficio: dall'inizio dell'anno le vendite dei blocchetti di ricevute fiscali destinate a quella specifica attività è cresciuta del 58%, ma tutto il mercato dei prodotti fiscali cresce a cifra doppia. Del resto, le cronache dei giornali appaiono come bollettini di guerra: a Firenze un commerciante su cinque non batte gli scontrini, a Lecce 479 esercizi su 996 fuori regola, a Milano evade un negozio su tre, a Bari 38 negozi su 90 multati e ben 14 chiusi per un mese.
Sì, perché la mancata emissione dello scontrino porta a una multa di 516 euro, ma se si ripete per quattro volte nell'arco di cinque anni può portare anche all'abbassamento forzato della saracinesca. E allora qualcuno comincia a pensare che il rischio si sia fatto troppo alto, e che le tasse sia meglio pagarle. Per farlo servono gli scontrini e le ricevute fiscali, e questi sono i dati delle strabilianti vendite del primo trimestre: scontrini per gli ambulanti più 32% , ricevute per gli alberghi ancora un 32% in più, ricevute fiscali generiche destinate alle attività artigianali e commerciali più 23%, quelle destinate ai barbieri più 17% e così via.
Un boom. Ma anche un ottimo segnale per i cittadini che di tasse
ne pagano fin troppe, e per l'amministrazione fiscale, che comincia a
contare sul fattore deterrenza nella battaglia contro il sommerso. Che
visti i risultati, anche in termini di incassi, continuerà senza tregua,
contando anche sui nuovi strumenti. Come gli accertamenti sui furbetti
dello scontrino: nella pianificazione dei controlli, l'amministrazione
fiscale terrà conto anche delle segnalazioni «non anonime» delle
«violazioni tributarie, incluse quelle relative all'obbligo di emissione
dello scontrino o della ricevuta fiscale». Non bastassero i blitz delle
Fiamme gialle e dell'Agenzia, per i commercianti scatta anche il
rischio della spiata. Sul sito internet www.tassa.li, realizzato da un
gruppo di informatici, ci sono già 84.300 segnalazioni di negozi che non
rilasciano il documento fiscale. A farle diventare «non anonime» basta
poco.
Fonte: Corriere.it
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