venerdì 22 giugno 2018

Sclerosi multipla, Ivan Cottini: «Niente cure per avere mia figlia. Sono io il regista della mia vita»

Ivan Cottini ha 33 anni e ha appena ricevuto la pergamena che lo attesta Cavaliere al merito della Repubblica. Ne va fiero, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno, dato che il presidente Sergio Mattarella ha voluto premiare la forza con cui sta affrontando la sclerosi multipla. Nonostante la malattia, che è una minaccia costante di inabilità sempre più feroci, Ivan, che era arrivato a pesare 50 chili, ha ricostruito il suo fisico sino a sfidare Filippo Magnini in una gara di nuoto, Massimo Ambrosini in una di calci di rigore. Ha imparato a ballare e si è esibito in tv, da Maria De Filippi, ad Amici. Gira le scuole delle Marche, la sua regione, per raccontare ai ragazzi «che possiamo essere tutto quello che vogliamo». Soprattutto, si è innamorato e ha scelto di diventare padre. Viola è nata due anni e mezzo fa. Papa Francesco ha voluto benedirla.

Ivan, come ha scoperto di essere malato?
«Una mattina mi sono svegliato e vedevo male da un occhio. Avevo 27 anni, facevo il modello, avevo una vita frenetica, mi credevo invincibile. Ho pensato fosse congiuntivite. Dopo un mese, è arrivata la diagnosi. Era una forma molto aggressiva. Nel primo anno, avevo perso 25 chili, la fidanzata mi aveva lasciato, stavo andando via di testa».

Che ha pensato sentendo il verdetto? 
«Che la mia vita era finita. Avevo già problemi d’incontinenza e biascicavo parlando. Mi dissero che oggi di sclerosi non si muore, che si può rallentare la malattia, che puoi restare in sedia a rotelle per 40 anni. Dicevano che dovevo prendere i farmaci e fare vita tranquilla. Ma io non volevo fare la vita del malato».

Quando ha smesso di vivere da malato?
«A un anno dalla diagnosi, ero al San Raffaele di Milano, vedevo sempre piangere mamma, mi sono detto: o mi lascio buttare via o mi riprendo la mia vita. Ho organizzato un pigiama party in ospedale, quasi mi cacciavano».

Come ha conosciuto la sua compagna?
«Sui social. Siamo usciti e due giorni dopo ho avuto una ricaduta, mi hanno ricoverato e Valentina veniva tutti i giorni a trovarmi».

E la decisione di diventare genitori?
«Ho sempre voluto lasciare qualcosa di mio alla vita e lei era la persona giusta. Per diventare padre, ho messo a rischio tutto. I farmaci mi creavano problemi sessuali. Ho avuto paura di chiedere ai dottori, temevo mi fermassero, e ho ridotto le medicine di nascosto, per sei mesi».

È stato un incosciente.
«Sono stato idiota. Dopo, ho accusato lesioni a livello midollare, con problemi alla vescica e al braccio sinistro. Ma Viola è la mia gioia. È il futuro che lascio a Valentina e ai miei genitori».

Come è passato dal pesare 50 chili a ballare in tv?
«Ho preso a fare ginnastica, con l’aiuto di mia madre. Di giorno, mentre Valentina lavora in un supermercato, sto da lei a Urbania, con la bimba. Col tempo, mi è venuto l’estro delle imprese sportive. Per me è importante dimostrare che dobbiamo rimanere, nonostante tutto, registi della nostra vita. Sono io che decido cosa fare, non la malattia».

Se l’è cavata con Magnini?
«Ha vinto lui di poco».

È andato piano?
«Ovvio, non devo dimostrare di essere nuotatore né ballerino, ma che la malattia è un limite che posso battere».

La sfida con Ambrosini?
«Coi calci di rigore ha un piede come un ferro da stiro, ho parato quasi tutto».

Il ballo ad Amici?
«Ho imparato a ballare da malato. In disco, ero il pirla fermo come un attaccapanni. Le sfide mi fanno bene. I miei non ne sono felici, perché, dopo, per dieci giorni non mi muovo. Ma se mi metto in gioco: uno, non mi sento malato; due, dimostro di essere più forte più della malattia; tre, sto psicologicamente meglio per me e per mia figlia».

Come è stato l’incontro con Mattarella?
«Straordinario. Mi ha tenuto dentro un’ora, mi ha parlato della morte del fratello e della moglie. Si è commosso e ha dovuto sospendere per qualche minuto».

E lei che gli ha detto?
«Gli ho portato le lettere di malati che scrivono che, grazie a me, hanno ripreso in mano la vita. Mi ha promesso un riconoscimento. Succedeva la scorsa estate, non ci avevo dato peso. Ora, mi è arrivato il cavalierato. Significa tanto per me, come l’incontro col Papa, che ha preso Viola in braccio e l’ha benedetta».

Pensa mai a quanto le resta per fare quello che vuole?
«Ho smesso di pensarci quando è nata Viola, che per paradosso, è l’unica che mi fa sbattere i denti contro la malattia. Giorni fa, in cucina, è salita su una sedia e si è messa a mescolare nelle pentole. Intanto che prendevo le stampelle, ho temuto che si ustionasse. Mi ha fatto sentire impotente».

La prossima sfida?
«Un calendario: dodici scatti con mia figlia in cui le racconto chi è suo padre».
Fonte: Corriere.it

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