venerdì 29 agosto 2014

Né messaggi né selfie al volante:spegnete tutto, vi verranno idee

Ogni stagione ha i suoi campioni e i suoi fanatici. In quest’intervallo bagnato tra la primavera e l’autunno 2014 alcuni personaggi hanno segnato i nostri viaggi e i nostri spostamenti. Sono gli Autosociali: individui nocivi che, mentre stanno al volante, devono rispondere ai messaggi, controllare Facebook, scrivere un tweet convinti di portare verità nel mondo
Avvertimento ai lettori: non state per leggere un divertente articolo di costume. Stiamo per esplorare, invece, il nuovo abisso dell’imbecillità di massa. Abisso drammatico: perché anche così si muore e si uccide. Il numero di incidenti stradali collegati all'uso dello smartphone è cresciuto in maniera esponenziale: si parla del 40 per cento (dati Aci-Istat 2013). Un’insensata strage digitale di cui potremmo fare a meno.
Ora che il tutor ha portato un po’ di buon senso sulle autostrade, e la voracità comunale ha riempito l’Italia di autovelox, il pericolo maggiore non è costituito dalla velocità. Il pericolo è rappresentato da un bel ragazzo sorridente che, mentre guida, chatta su WhatsApp e non s’accorge che le auto davanti si sono fermate improvvisamente perché un bambino sta attraversando la strada. 
La chiamano distrazione, ma è idiozia. Scattare un «selfie» alla guida - spiega ASAPS (Associazione Amici della Polizia Stradale) - richiede in media 14 secondi. Accedere ai social deconcentra il guidatore per almeno 20 secondi, un tempo in cui un’auto che procede a 100 km/h percorre una distanza pari a cinque campi di calcio. Per comporre un numero di telefono - o cercare un nome sulla rubrica - occorrono almeno 7 secondi, in cui si distolgono gli occhi dalla strada. A 50 km/h così si percorrono 98 metri, a 100 km/h quasi 200 metri, lungo i quali possono accadere molte cose, non tutte divertenti.
Un tempo, un’auto che procedeva a zig-zag lasciava pochi dubbi: principiante assoluto o ubriaco recidivo. Oggi è un tipo distinto che gioca con il tablet appoggiato sul cruscotto. Le case automobilistiche fanno del loro meglio per semplificare i comandi e ridurre le distrazioni alla guida; ma noi, imperterriti, ne troviamo di nuove. Non accade solo in Italia, sia chiaro. Una ricerca di Ford, condotta su un campione di 7.000 giovani europei nella fascia d’età 18-24, ha stabilito che un ragazzo su quattro posta o controlla i social mentre è al volante, e si è fatto un «selfie» al volante. Uno su due ha ammesso di aver scattato foto durante la guida.
Certo, spetta alle forze dell’ordine scoraggiare questi comportamenti. Ma di notte, o con il brutto tempo, è praticamente impossibile contestare certe infrazioni. Il rischio è che accada con gli smartphone quant’è accaduto, purtroppo, con il cellulare: l’impunità ha introdotto la consuetudine. Basta girare in città per rendersene conto. Piccole auto schizzano qui e là come zanzare ubriache, mentre i conducenti chiacchierano amabilmente con l’apparecchio all'orecchio o gestiscono la propria vita online. E i motociclisti non sono da meno. L’abbiamo visto in tanti, l’equilibrista che regge il manubrio con la destra e messaggia con la sinistra. L’abbiamo odiato tutti, il ridanciano con l’iPhone incastrato tra il casco e l’orecchio. E non gli cade nemmeno. Perché questa, diciamolo, costituirebbe una consolazione. 
Lo so: il mondo, di questi tempi, offre spettacoli peggiori. Ma spesso sono le piccole cose a provocare grandi conseguenze. «Smartphone» vuol dire: telefono intelligente. Ecco: cerchiamo di essere all'altezza dei nostri strumenti. È un buon proposito per il Grande Rientro che s’annuncia tra oggi e domenica. Se poi diventasse un’abitudine, tanto meglio. La guida - insieme alla doccia e al dormiveglia - è un momento magico in cui vengono le idee. La testa ha bisogno d’essere libera, ogni tanto. E non ama andare a sbattere contro il parabrezza. 
Fonte: corriere.it

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