lunedì 6 giugno 2011

Coste del Lazio, allarme inquinamento

Una macchia marrone che affiora a pelo d’acqua davanti alla costa di Ladispoli e Cerveteri. Fognature che da certe abitazioni di Ardea scaricano direttamente in mare i liquami. Inquietanti morie di pesci nei canali destinati all’irrigazione delle coltivazioni agricole nell’entroterra di Ostia e Fiumicino.
Mentre domenica 5 giugno l’Onu ha  celebrato nei cinque continenti il «World environment daywed», la giornata dedicata all’ambiente, su tutta la costa laziale si susseguono gli allarmi riguardanti l’inquinamento delle acque che finiscono nel Tirreno. Segnalazioni che arrivano da sindaci e associazioni cittadine. Il comune denominatore è lo stesso: da fogne e canali di bonifica viene vomitato in mare un po’ di tutto. E sovente senza controlli adeguati.
LADISPOLI, MACCHIA LUNGA DUE KM - L’ultimo caso è quello di Ladispoli. Qui da qualche giorno sono comparse in mare "insolite" macchie marroni piuttosto lunghe e strette. Un fronte esteso un paio di chilometri che a seconda del gioco delle correnti si avvicina e si allontana dalla battigia, preoccupando gestori e clientela degli stabilimenti. E’ lo stesso fenomeno che si presentò la scorsa estate e sul qualche la procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo.
IL SINDACO: «FAREMO NOI LE ANALISI» - Ma dato che ancora non è ben chiaro di cosa sia composta quella chiazza che sembra mescolare mucillagine, scarichi delle petroliere e rifiuti organici, il sindaco di Ladispoli Crescenzio Paliotta si è spazientito. Decisamente preoccupato per le conseguenze che l’allarme potrebbe avere sulla stagione balneare, ha deciso che le analisi le farà da sé, pagate dal Comune. «Poiché l’Arpa non ha mai invitato dati certi dai quali si possa capire da dove provengano queste scie e dato che i nostri depuratori funzionano a norma – spiega il primo cittadino - abbiamo stabilito che, ogni volta che verranno avvistate delle macchie non identificate, verranno prelevati dei campioni. Che saranno poi analizzati dai laboratori della Flavia Acque (l’ente gestore della cittadina, ndr)».
MONITORAGGIO SULLA COSTA – Secondo il sindaco la lotta contro l’inquinamento deve comunque avere una regia chiara: «Chiediamo di nuovo ufficialmente un monitoraggio quotidiano del tratto di litorale che va da Fiumicino a Civitavecchia», è l’esortazione di Paliotta per il quale «Regione e Provincia, insieme ai comuni del litorale a nord di Roma, debbono stabilire una strategia che possa finalmente porre un freno agli episodi di inquinamento del mare». Altrimenti il rischio «è quello di mettere a repentaglio l’intera stagione turistica».
ARDEA, LIQUAMI IN MARE – Non che a sud della costa capitolina lo scenario sia più rassicurante. Un altro sindaco attento all’ambiente, quello di Ardea Carlo Eufemi, sabato 4 giugno ha chiesto ai vigili urbani un’ispezione a tappeto su tutti gli scarichi fognari non autorizzati che, dalle abitazioni e attività commerciali nei pressi della litoranea, finiscono direttamente in mare. Le verifiche sono scattate dopo le ripetute segnalazioni, anche fotografiche, piovute sul tavolo del primo cittadino.
OSTIA, INQUINATO IL CANALE – E poi ci sono le ripetute morìe di pesci nei canali di bonifica. Dopo il caso del rio Tre Denari a Passoscuro, documentato a fine maggio da Corriere.it dove sono affiorati a pelo d’acqua centinaia di pesci morti, cefali, carpe, panserotti, lo stesso allarme si è registrato al canale dei Pescatori di Ostia. E’ il Comitato civico 2013 – che sabato 04 ha dedicato un convegno presso la biblioteca comunale di Ostia sul tema dell’«inquinamento reale del reticolo idrico dell’entroterra» – a segnalare «ulteriore sversamento di liquami lungo il corso che preoccupa non poco per la salute dei bagnanti».
ENTROTERRA, SCARICHI INCONTROLLATI - Secondo l’associazione «l’Acea ha posizionato, lungo i canali, nei punti di sollevamento delle condotte fognarie, gli 'sfioratoi', sistemi che automaticamente sversano liquami non depurati nei canali, in particolari situazioni e senza alcun preavviso». Il problema è che «nessuno controlla la qualità di queste acque che finiscono a mare senza depurazione e senza che ci sia un divieto di balneazione alla foce del canale dei Pescatori che le raccoglie».
ACQUE SALUBRI PER DECRETO – In queste condizioni anche tuffarsi in acqua è un mezzo rischio. «L’inquinamento del canale dei Pescatori è controllato dalla stessa Arpa che ad aprile, maggio e giugno del 2010 – sostiene il comitato - ha rilevato «valori dei coliformi fecali ben oltre i limiti fissati dalla normativa vigente. Valori accessibili a tutti perché pubblici. Da quel momento in poi, il miracolo: l’acqua del Canale dei Pescatori diventa quasi potabile». Tutto si spiega perché dalla data del 01/07/2010 cambia la normativa: «si alzano i valori dei limiti di inquinamento e si considerano solo alcuni parametri per la qualità delle acque». Tra cui quello dell’Escherichia Coli, il batterio contenuto nei cetrioli che sta mettendo in ansia tutta Europa.
Fonte: Corriere.it 

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