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Il posto dove dovrebbe sorgere il nuovo ponte |
Gli imminenti lavori per il nuovo ponte "della Scafa" -
un investimento pubblico da 25,5 milioni di euro, per un’opera lunga
285 metri, larga 20 metri, con due corsie per ogni senso di marcia e
alta 18 metri - sono stati bloccati da alcuni intoppi. Quelli di cui
venerdì 25 ha parlato il sindaco Alemanno all’assemblea romana dei
costruttori (Acer) dicendo che «abbiamo fatto i salti mortali per
realizzare il ponte della Scafa, ora siamo fermi da diversi mesi perchè è stata trovata una nave romana.
Stanno là a contemplarsela da mesi, per fare cosa?» si è chiesto il
sindaco davanti alla platea degli imprenditori. La risposta che si è
dato è stata piuttosto provocatoria. Eccola: «Portarla in un museo dove mi pare ci siano altre 14 navi romane, che peraltro nessuno visita».
I saggi archeologici condotti
sull’area che dovrebbe ospitare il viadotto e le strade d’accesso stanno
in effetti portando alla luce numerosi resti. Ci sono gli scafi di due navi ritrovate nei pressi di via della Scafa (zona Isola Sacra)
e addirittura i reperti che secondo la Soprintendenza indicherebbero la
presenza di un porto (zona Tor Boacciana, non lontano dal multiplex
Cineland) dalle dimensioni minori di quelli monumentali di Claudio e
Traiano, a circa tre chilometri di distanza, dei quali sarebbe stato in
qualche modo complementare. Inevitabilmente i ritrovamenti ritardano il
via al nuovo ponte. Ma Alemanno scuote la testa.
"Ma è possibile che ogni volta che noi troviamo ogni qualsiasi reperto diventa
un elemento di contenzioso infinito e interminabile? – ha detto,
accendendo l’entusiasmo dell’Acer - Per cui vanno avanti per mesi con
ricerche archeologiche sempre più assurde e complicate? Prendiamo atto
che ci siano alcune presenze ma distinguiamo i grandi ritrovamenti e
diamo una svolta. Credo che dal governo debbano arrivare tempi certi per
affrontare i contenziosi e l'aspetto di ritrovamenti di beni
archeologici. È necessaria una nuova normativa che metta insieme il
problema delle opere pubbliche, dei sondaggi archeologici e del
contenzioso. Non è possibile - ha concluso - che qualsiasi opera di
edilizia o urbanistica, anche se di somma urgenza, venga sempre bloccata
da lentezze burocratiche e contenziosi a carattere archeologico».
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