La parola dell’anno 2015, stando all’Oxford Dictionary, è una non-parola: l’emoji con la faccina che piange di gioia. Niente di cui stupirsi, in realtà, visto che anche la parola più usata lo scorso anno in Internet era – secondo il Global Language Monitor – un’altra non-parola: l’emoji con il cuoricino. Fatti non parole, si diceva un tempo; oggi sarebbe meglio: facce, non parole.
Le emoticon erano nate negli anni Ottanta per accompagnare le parole con una sorta di punteggiatura mimica. Gli emoji (inventati in Giappone negli anni Novanta) puntano a sostituire le parole, creando un nuovo esperanto. Alla Library of Congress di Washington si trova già Emoji Dick, traduzione integrale del capolavoro di Melville. Ed è stato pubblicato anche in Europa il romanzo che l’artista cinese Xu Bing ha scritto usando solo emoji: nella versione francese il titolo suona come Una storia senza parole.
Dalle parole alle immagini, dal logos al logo. «Torna alla moda la scrittura geroglifica – scriveva profetico Leopardi nel 1821 – e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose colle parole, le vorremo dipingere e significare con segni». In principio era il verbo, alla fine ci sarà un disegnino?
Fonte: www.corriere.it
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