mercoledì 14 aprile 2010

Tassa rifiuti, il Campidoglio elimina l'Iva: i romani risparmieranno 57 milioni

ROMA (13 aprile) - Lo sconto, dopo tanti dubbi e una raffica di diffide, ci sarà. Ben 57 milioni di euro. Il Comune ha deciso di adeguarsi alla sentenza della Corte costituzionale sulla Tari (la Tassa sui rifiuti) e da quest’anno i romani non pagheranno più l’Iva sul tributo che viene riscosso dall’Ama per conto delle casse capitoline. Le fatture relative al primo semestre 2010, in partenza nei prossimi giorni, saranno dunque più basse del dieci per cento (tale è la percentuale dell’imposta valore aggiunto sulla “tariffa”) rispetto all’anno passato. Il Campidoglio, sollecitato da diverse associazioni di consumatori, ha tagliato la testa al toro consapevole che non c’era via d’uscita. Se l’Iva fosse rimasta, nonostante il verdetto dei supremi giudici, l’amministrazione sarebbe stata investita, potenzialmente, da una valanga di ricorsi.

Resta il fatto che già dal semestre in corso si pagherà di meno. Il Campidoglio, sentito il parere dell’assessorato al Bilancio, guidato da Maurizio Leo, ha dato disposizione all’Ama (Agenzia Municipale Ambiente) di cancellare l’Iva “futura”. La sentenza alla base di tutto è della scorsa estate. I magistrati della Consulta, investiti da un contribuente, avevano ricordato e stabilito una volta per tutte che la Tari è una tassa e che dunque è illegittimo applicare su di essa un’altra tassa. La cosa, in sostanza, ha configurato per anni una doppia imposizione. Non si sa cosa accadrà per gli arretrati. Se il Comune e lo Stato attraverso il Comune dovessero restituire fino all’ultimo euro, si tratterebbe di una cifra colossale. Il Ministero del Tesoro, a quanto se ne sa, sta studiando la situazione e si parla di una “leggina” per mettere una pietra sul passato.

Lo scorso anno, il Comune di Roma ha incassato con la Tari circa 570 milioni di euro. L’Iva è stata pari, appunto, a circa 57 milioni. I privati le cosiddette utenze domestiche sono un milione e 100 mila. Quelle commerciali attorno alle 300 mila. L’evasione, secondo l’Ama, resta notevole, specie tra le grosse aziende e alcune catene alberghiere. A maggio il Campidoglio presenterà un piano per recuperarla. Non solo per ciò che riguarda la Tariffa Igiene Ambientale (nome tecnico della Tari) ma anche per quanto attiene agli altri tributi comunali.

Il verdetto della Corte Costituzionale (potrebbe essere utile leggerla) è la numero 238 del 24 luglio 2009. L’Ama sostiene di non averla potuta applicare nel secondo semestre dello scorso anno perché, con l’estate di mezzo, non c’erano i tempi tecnici per correggere centinaia di migliaia di fatture già in viaggio. Giorni fa le associazioni degli utenti, a cominciare dalla Federconsumatori, sono tornate alla carica. L’Agenzia Municipale Ambiente, che dipende in tutto e per tutto dal Campidoglio, è stata «più volte diffidata» ad «adeguarsi alla decisione dei giudici supremi». Il sindaco ha seguito da vicino la vicenda e alla fine il Comune ha fatto quello che tanti si aspettavano: applicazione della sentenza senza se e senza ma.

Problema di fondi. Ora si apre, insieme a quello sugli arretrati (partita incertissima che dipende sostanzialmente dal Governo), un problema di fondi. Il Comune, ancorché l’Iva sia spesso una partita di giro, si troverà con 57 milioni di euro in meno. Almeno in termini di disponibilità di cassa. Alcuni Municipi, intuita l’aria che tira, hanno già cominciato ad alzare le barricate, “accusando” il Campidoglio di costringerli a tagliare, anche con la scelta sulla Tari, servizi insopprimibili. Ma i funzionari dell’assessorato al Bilancio sembrano determinati a seguire la strada dei risparmi fino in fondo. «I soldi si sostiene ci sono: è solo che a livello locale alcuni li spendono male, quasi buttandoli dalla finestra». La polemica, c’è da giurarci, è solo agli inizi. Lo sconto sulla Tari, invece, è effettivo!

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