MILANO - I medici di base non possono prorogare i certificati medici di
malattia per telefono anche nel caso in cui abbiano visitato il paziente
da loro assistito pochi giorni prima attestandone il reale stato di
malattia.
Lo sottolinea la Cassazione.
Con la sentenza 18.687 della V
Sezione Penale è stato, infatti, condannato un medico di famiglia di
Milano con l'accusa di aver compilato un falso certificato medico con il
quale prorogava la prognosi di decorso di una malattia di una sua
paziente. L'uomo non aveva visitato la signora, ma si era limitato a
scrivere il certificato sulla sola base dei sintomi di persistenza del
male riferiti per telefono. Senza successo, in Cassazione, il medico ha
fatto presente di aver visitato la paziente di persona quattro giorni
prima di prorogarle lo stato di malattia e che pertanto gli era sembrato
credibile il protrarsi dei sintomi della patologia.
I Supremi giudici gli hanno risposto che «non è
consentito al sanitario effettuare valutazioni o prescrizioni
semplicemente sulla base di dichiarazioni effettuate per telefono dai
suoi assistiti». «Ciò rende irrilevanti - prosegue l'Alta Corte - le
considerazioni sulla effettiva sussistenza della malattia o sulla
induzione in errore da parte della paziente». Insieme al medico è stata
condannata anche la sua assistita, colpevole di aver fatto uso della
falsa certificazione per giustificare la sua assenza dal lavoro.
L'entità delle condanne non è riportata dalla sentenza che conferma il verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Milano il 14 febbraio 2011. In primo grado i due imputati erano stati assolti.
Fonte: Corriere.it
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