martedì 5 febbraio 2013

Alcol vietato dai 18 anni in giù. Ma cresce il numero di giovanissimi bevitori


E' passata sotto silenzio l'entrata in vigore, a fine novembre dello stop alla vendita di alcolici ai minori di 18 anni. La stretta sugli alcolici (prima il divieto riguardava i minori di 16), decisa da un emendamento all'articolo 7 del Decreto Sanità varato il 31 ottobre, prevede pesanti sanzioni: multe da 250 a 1.000 euro raddoppiabili in caso di recidiva, con sospensione della licenza in questo caso anche di tre mesi per il locale scoperto a vendere alcol a minorenni; che si tratti di un bar, un ristorante o un supermercato.

LE SANZIONI - «Chiunque vende bevande alcoliche ha l'obbligo di chiedere all'acquirente l'esibizione di un documento di identità, tranne nei casi in cui la maggiore età dell'acquirente sia manifesta», recita l'articolo. Ed è prevista «la sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1.000 euro a chiunque vende bevande alcoliche ai minori di anni diciotto». Non solo: «Se il fatto è commesso più di una volta si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 2.000 euro con la sospensione dell'attività per tre mesi». Sono le disposizioni introdotte nella legge quadro sull'alcol, la 125 del 2001, che aggiunge altre restrizioni anche nell'articolo 689 del Codice penale.

L'INDAGINE - Parliamo di giovani (giovanissimi) e alcol. Secondo l’ultima indagine condotta da Eurispes, con Telefono Azzurro, «il 64% dei ragazzi intervistati, tra i 12 e i 18 anni d’età, dichiara di bere alcolici: per il 10,6% è abitudine, il 2,5% ne farebbe un uso quotidiano». Sono dati nazionali, ma a Roma e dintorni la situazione non cambia. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Anche di una disposizione di legge che vieta la vendita d’asporto di alcolici a chi ha meno di 18 anni, ma che non è così attenta nei confronti di chi, a soli sedici anni, può sedersi a un tavolo di un bar e ordinare qualsiasi tipo di cocktail.

SI BEVE GIÀ A UNDICI ANNI - L’asticella dell’età del consumo d’alcol si è abbassata notevolmente: il 21% dei ragazzini ricorda di aver avuto meno di 11 anni, praticamente bambini, al primo loro “beviamo ne’i lieti calici”. Poco settimane prima dei dati Eurispes, è stato presentato nella Capitale un report su “Giovani, alcol e comportamenti a rischio a Roma e provincia” - insieme a una ricerca nazionale dell’Osservatorio permanente giovani e alcol - condotto dal dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’università della Sapienza.

ALCOL E STILI DI VITA - E’ stato chiesto agli studenti delle scuole superiori di Roma e dintorni - poco più di mille ragazzi, dai 14 ai 18 anni - di rispondere a un questionario su alcol e stili di vita, coinvolgendo sette istituti tecnici, professionali e alberghieri, sei licei scientifici, classici e artistici, e due istituti pedagogici. «E’ stato notato subito il consumo più disinvolto di alcol da parte dei ragazzi che vivono nel centro della metropoli, dove, tra locali e manifestazioni frequenti, le occasioni non mancano, rispetto ad altri luoghi presi in esame quali Anzio, Bracciano, Colleferro, Fiumicino e Velletri», osserva Franca Faccioli, docente di Comunicazione pubblica e coordinatrice dei lavori.

PER SOCIALIZZARE - «La causa scatenante per il consumo, secondo il 70% degli intervistati, sarebbe il fatto che facilita le relazioni sociali e rende più sicuri», ricorda Faccioli, la quale però nota comunque nei ragazzi una luce critica nei confronti del problema. Come dire, d’accordo, si comincia a bere molto presto, «ma su una scala di pericolosità percepita, che va da 1 a 10, l’abuso di alcol ottiene in media il punteggio di 8,3», spiega la coordinatrice. E aggiunge: «Quasi la metà degli studenti ha risposto che, in stato di ebbrezza, è sempre meglio evitare di guidare uno scooter o salire a bordo di un’auto al cui volante è seduto un amico che ha esagerato con l’alcol».

IL RUOLO DELLA FAMIGLIA - Piccoli segnali per una cultura della responsabilità, obiettivo principale della ricerca. “Nei prossimi mesi vorremmo ritornare nelle stesse scuole, classe per classe, e proporre delle ore di educazione per vivere in maniera responsabile”. In che senso? «Voglio dire che se si è riusciti a far capire ai ragazzi l’importanza di argomenti come il riciclo dei rifiuti, la raccolta differenziata e altri percorsi virtuosi, perché non spalancare la porta al bere in maniera responsabile». Che non è naturalmente uno slogan scolastico. «I ragazzi l’hanno detto chiaramente: sulla cultura della salute, il ruolo della scuola è meno riconosciuto, rispetto a quello della famiglia», insiste Faccioli.

DI QUARTIERE IN QUARTIERE - Spostandoci sulla ricerca nazionale dell’osservatorio permanente sui giovani e alcol, Michele Contel, vicepresidente dell’Osservatorio, spiega: «I dati evidenziano come il 73% dei giovani intervistati riveli di aver cominciato a bere in compagnia di adulti, in famiglia per esempio. Chi invece ha iniziato a bere spronato da amici, ha più possibilità di trasformare un’occasione in una vera e propria abitudine». Guai quindi ad abbassare la guardia. «Nella prossima primavera batteremo a tappeto gli istituti scolastici di quattro zone di Roma e dintorni, da Monte Sacro a Tor Lupara, da Guidonia a Monte Celio, circoscrivendo il problema, quartiere dopo quartiere, aiutando i ragazzi, i loro genitori, e coinvolgendo naturalmente le scuole».
Fonte: Corriereroma.it


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