giovedì 26 marzo 2020

Coronavirus Roma, l'autopsia sul giovane di 34 anni: “Emanuele era sano, vittima del Covid"

Emanuele Renzi era sano, sanissimo. Il 34enne, uno dei responsabili del call center Youtility, non aveva nessuna patologia pregressa. A dirlo sono i risultati dell'autopsia effettuata allo Spallanzani e trasmessi ieri ai medici del policlinico Tor Vergata che hanno seguito il caso del ragazzo di Cave, a 50 chilometri dalla capitale. Sabato notte a strappare Lele alla figlia, alla famiglia e agli amici è stato un improvviso peggioramento dell'infiammazione causata dal coronavirus.

Il referto degli esami effettuati sulla vittima - che potrebbe aver contratto l'infezione durante un addio al celibato a Barcellona, dov'era stato dal 6 all'8 marzo - evidenzia un quadro complesso. Racconta come il Covid- 19, nella sua forma più aggressiva, non faccia poi troppe differenze tra giovani e anziani. Pericardite, miocardite, coagulopatia intravascolare disseminata. Un colpo dietro l'altro, in rapida successione. Per Emanuele non c'è stato nulla da fare.

Al 34enne, a casa per sei giorni con la febbre e poi trasportato in ospedale già gravissimo, era stata applicata la terapia standard: antivirali e il farmaco contro l'artrite che sembra aiutare i pazienti intubati a limitare i danni. Armi che nella storia clinica di Emanuele si sono rivelate spuntate. La morte del ragazzo, come spiega Stefano Andreoni, virologo del Tor Vergata, è tra quelle " inattese" .

"In letteratura - spiega il primario, senza nascondere l'amarezza - sono già presenti casi in cui l'autopsia non ha evidenziato la presenza di morbosità pregresse. Parliamo quindi della morte di un giovane sano, venuto a mancare nonostante siano stati applicati tutti i trattamenti a disposizione. È una nostra sconfitta, dovuta alle armi che abbiamo ora. Aiutano, ma non sono sicuramente vincenti e questo caso ne è la dimostrazione. La ricerca ci deve dare qualcosa in più".

Nel frattempo continua la psicosi tra i colleghi di Renzi. Youtility spiega di aver sanificato subito il call center, ancor prima della Asl, e di rispettare le prescritte distanze tra i lavoratori. Ma i sindacati attaccano: secondo i Cobas, l'azienda di Settebagni non ha informato i lavoratori e non ha nemmeno fermato il travaso di operatori tra le sedi di Roma e Frascati, "mettendo tutti a rischio".

Mercoledì, sempre a Roma, è morto un ragazzo rom di origine montenegrina di appena 33 anni, ancora più giovane di Emanuele. Il giovane, deceduto allo Spallanzani, abitava in una delle case popolari del Quarticciolo. Anche in questo caso sarà l'autopsia a chiarire le cause della morte.
Fonte: IlMessaggero.it

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