martedì 26 marzo 2019

Copyright, l’Europarlamento approva la direttiva Ue per il diritto d’autore in Rete

L'Europarlamento ha approvato la nuova direttiva Ue per il diritto d’autore in Rete, nonostante il lobbying delle multinazionali del digitale sviluppato in modo così insistente da portare il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani a un richiamo pubblico , nelle ultime ore, per far interrompere le «pressioni» sugli eurodeputati. I favorevoli sono stati 348, i contrari 274, gli astenuti 36.

Dopo tre anni di procedura sempre contrastata e ad alta tensione, alla fine hanno vinto le associazioni di editori, case cinematografiche e musicali, giornalisti, artisti, attori, sceneggiatori, creativi in genere, che da questa legge comunitaria si aspettano di poter richiedere un equo compenso per l’utilizzo sul web delle loro produzioni da parte dei colossi Usa come Google e Facebook. Queste mega-piattaforme informatiche avrebbero preferito far slittare tutto alla prossima legislatura, continuando nel frattempo a pagare poco o nulla quanto sarebbe protetto dal copyright. La riforma della direttiva è nata proprio per aiutare chi produce opere dell’ingegno a recuperare potere contrattuale nei confronti dei giganti Usa del digitale. Ma si è scontrata con un intenso lobbying riuscito a convincere molti eurodeputati e utenti sui rischi di freni alla libertà della rete e all'innovazione, che spunterebbero dietro alcune ambiguità del testo.

Si è arrivati così addirittura al «popolo del web libero» e ai «pirati informatici» schieratisi per il «no», in sorprendente sintonia con le multinazionali, per far eliminare i due articoli più controversi, che nasconderebbero l’introduzione di una «link tax» e di filtri sulle piattaforme in grado di censurare contenuti e impedire condivisioni. Tajani ha smentito che la direttiva possa mettere «il bavaglio ai giganti del web». Entità senza fini di lucro, come l’enciclopedia Wikipedia, piccole imprese e «start-up» sarebbero specificamente esentate. Ma non è stato sufficiente per superare tutti i dubbi e i sospetti. Proprio Wikipedia, alla vigilia del voto, ha oscurato le sue pagine in Italia e altri Paesi Ue per protestare contro i due articoli controversi. I contrasti politici e le diverse interpretazioni della direttiva hanno diviso al loro interno i principali europartiti, a partire dal popolari del Ppe e i socialisti di S & D. Il governo M5S-Lega si era espresso contro la nuova normativa sul diritto d’autore in rete già nel livello dei governi, finendo in minoranza davanti all'approvazione dell’ultimo compromesso franco-tedesco, che ha reso possibile il voto finale a Strasburgo. Gli eurodeputati del M5S hanno sostenuto il «no» parlando di «una ferita alla libertà della rete» con i due articoli contestati. Gli editori e numerosi autori italiani, da Giulio Rapetti (Mogol) a Ennio Morricone, Nicola Piovani o Paolo Conte, avevano esortato l’Europarlamento ad approvare.
Fonte: www.corriere.it

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